La riflessione su teoria e prassi dell’esercizio del potere dello stato ha finora interessato gli studiosi lungo le direttrici di ricerca di specifici ambiti disciplinari delle scienze umane e sociali. Proprio gli studi sin qui condotti hanno fatto emergere quanto sia necessario indagare in un’ottica realmente interdisciplinare e comparata come si siano articolati nel tempo e nello spazio i poteri pubblici, al di là di una schematica contrapposizione tra sovranità statuale e società civile. In particolare, sembra necessario interrogarsi su quanto, e in quale misura, le relazioni tra costrutti teorici e prassi di governo abbiano effettivamente regolato e condizionato l’esercizio dei poteri pubblici nelle collettività organizzate europee. A partire dalla sempre suggestiva relazione tra stato, governo e società si può trovare terreno fecondo per mettere realmente a frutto le capacità ermeneutiche proprie della sinergia fra approcci metodologici di carattere storico, istituzionale, giuridico e filosofico.
Attraverso la sinergia fra approcci metodologici di carattere storico, istituzionale, giuridico e filosofico, si prenderà in esame l’arco temporale compreso tra il congresso di Berlino (1885) e la conferenza di Helsinki (1975), assumendo quali comuni temi ispiratori delle ricerche la teorizzazione e l’esercizio della sovranità statuale, il governo dei territori e la costruzione della cittadinanza. A partire dal congresso di Berlino, considerato dai contemporanei come il momento simbolico della definitiva e irreversibile consacrazione del modello statuale europeo, ma in realtà punto di avvio della ineluttabile crisi del modello stesso, si proporrà una articolata ricostruzione della lunga e complessa transizione dalla statualità ottocentesca alle democrazie occidentali contemporanee. L’indagine metterà in luce la dialettica tra le istituzioni dello stato e la crescente pluralità dei soggetti giuridici, politici e sociali, facendo emergere questioni di grande rilevanza e attualità, tra le quali basti menzionare la ricerca di un modello di territorialità partecipativa e multilivello, il problema della democratizzazione della pubblica amministrazione, la proiezione, infra e sovranazionale, dei diritti. In tal senso, la conferenza di Helsinki rappresenta l’evidente termine ad quem della ricerca, in quanto rappresentò l’occasione storica per cercare di formalizzare una nuova cultura e una nuova prassi dei diritti rispetto alla tradizionale sovranità statuale.
Partendo da una sistematica ricognizione della bibliografia scientifica più significativa e aggiornata, anche e soprattutto internazionale, il progetto farà leva sull’analisi di fonti primarie archivistiche inedite custodite presso strutture italiane ed estere, anche attraverso l’esplorazione di fondi d’archivio finora trascurati dalla comunità scientifica oppure di recente acquisizione. Altrettanto importante sarà l’esame di fonti multimediali, audiovisive, ecc., strumenti assai utili allo scopo di disporre di informazioni, chiavi di lettura e suggestioni che permettano di accostare in maniera particolarmente efficace la dimensione politico-istituzionale a quella socio-antropologica. Sotto il profilo strettamente metodologico, infatti, la chiave comparativa inter e trans-disciplinare costituisce uno degli elementi distintivi del progetto. Infine, avranno un valore metodologico cruciale i seminari che verranno organizzati nell’ambito del progetto e il convegno di studio previsto a conclusione del primo anno di lavoro. La partecipazione di studiosi di rilievo internazionale rappresenterà per i membri del gruppo di ricerca una decisiva opportunità per arricchire ulteriormente le proprie prospettive di studio, anche nella duplice direzione della inter e trans-disciplinarietà e della lettura comparativa delle vicende nazionali.